PIETRO TOMBINI

PIETRO TOMBINI

Pietro Tombini, nato a Trento nel 2002, oggi è un artista che vive e lavora a Milano.
Spalanco porte al buio incerto”: così definisce la sua pratica artistica, che si muove tra immaginazione e rito, indagando ciò che si nasconde oltre il visibile. Ogni sua opera è una soglia, un varco aperto su una dimensione altra.

LA FORMAZIONE

Pietro cresce circondato dall’arte: i suoi genitori, entrambi restauratori, lo abituano fin da piccolo alla presenza della pittura, della materia e delle immagini; facendolo avvicinare fin da subito a una dimensione concreta del fare artistico. Si forma al Liceo Artistico Vittoria di Trento, per poi trasferirsi a Milano dove tuttora vive e prosegue gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Brera.

LA RICERCA

La ricerca dell’artista si sviluppa come un cammino iniziatico. Ogni opera è un passaggio, un segno di transito fra mondi diversi: quello della materia e quello dell’invisibile.
Al centro del suo universo c’è il Teatro dei Campi, una dimensione interiore e simbolica abitata da presenze enigmatiche come i Custodi del Buio – figure dai tratti antropomorfi e dalle lunghe vesti, legate alla stagione della raccolta delle terre che utilizzeranno per i loro riti sciamanici sconosciuti.
Queste apparizioni coesistono in questo mondo con scritture misteriose,segni indecifrabili che non pretendono di essere letti ma accolti, come tracce di un linguaggio arcaico, dimenticato. Le sue opere sono vere e proprie reliquie di questo mondo, non si costituiscono come creazioni ex novo bensì scoperte, come se emergessero dalla loro dimensione di appartenenza per approcciare alla nostra realtà.

Pietro Tombini nel suo studio

TECNICHE E COMPOSIZIONE

Le tecniche utilizzate sono per lo più pigmenti in polvere legati con colla e acqua su lenzuola pre-trattate per i suoi lavori di medio-grande dimensione, o acquerello per i disegni.
Vige una totale unione tra pittura e materia: spesso vengono utilizzate vere terre raccolte dall’artista nella natura, come a emulare la raccolta attuata dai personaggi delle sue stesse opere, mischiate al corpo del colore conferiscono ai suoi lavori (in particolare a quelle dei primi cicli) un carattere caldo dai tratti intimi e ritualistici.
L’impianto compositivo è sobrio ma denso: forme astratte, segni scritti, sacre scritture e sagome che appaiono e scompaiono come visioni.

SIMBOLOGIA E INFLUENZE

Ogni opera è il risultato di un ascolto. Non una rappresentazione, ma una manifestazione. L’incontro tra gesto e attesa, tra corpo e invisibile.
L’universo simbolico di Pietro è alimentato da un pensiero spirituale, arcaico, mitologico. Il suo immaginario si radica nei rituali del mondo contadino, nelle figure iniziatiche e nei miti di passaggio, ma si apre anche a riflessioni più filosofiche, sulla scrittura come forma sacra, sulla lingua perduta come atto poetico.
Senza rifarsi esplicitamente a nomi di altri artisti, Tombini si muove in un dialogo profondo con la pittura come atto magico e sacro, dove l’informale diventa strumento per parlare dell’indicibile.
C’è una componente teatrale nel suo lavoro – non a caso chiama il suo mondo “Teatro dei Campi” – ma è un teatro silenzioso, interiore, più vicino al rito che alla scena.

Il suo percorso si dirige sempre più verso una forma di arte-pellegrinaggio, in cui ogni lavoro rappresenta una tappa di scoperta e trasformazione.

Testo a cura di Valentina Macrì